Pagina 1 – by Luca

 

Non mi soffermo mai a guardare cosa succede in aeroporto.

Forse perchè di solito sono troppo preso dalla fretta di montare su qualche volo che mi porti ad assaporare una manciata di giorni lontano da casa e dalle preoccupazioni.

Questa volta invece è diverso. Questa volta voglio godermi fino in fondo l’aria del mio paese prima di imbarcarmi, perchè so che non la respirerò più per un po’ di tempo.

Girandomi verso le partenze vedo tante persone che si salutano, molte più di quelle che pensavo di trovare. Genitori e figli, fidanzati, amici che si abbracciano a lungo e anche qualcuno che, come me e Ale, piange. L’emozione nel salutare i nostri amici ha avuto il sopravvento e non siamo riusciti a reggerla. E giù di lacrime, come previsto.

Di solito non noto queste persone, di solito tiro dritto al check-in col mio bagaglio senza guardare in faccia nessuno. E’ strano pensare che si possano affrontare delle partenze faticose in prima persona. Ho sempre vissuto una partenza con uno slancio di gioia assurda, leggero e senza pesi.

Questa volta lo slancio di gioia c’è, ma c’è anche il peso.

Chissà se quelle persone sanno quando torneranno, oppure come noi non hanno la più pallida idea di cosa succederà da qui in poi.

Arriviamo ad Hanoi alle 9 di mattina, ora locale. In Italia sono le 2 di notte. Probabilmente mia mamma sta aspettando sveglia un messaggio per sapere che siamo atterrati sani e salvi.

Difatti, mi arriva la sua risposta dopo circa 40 secondi.

Schiviamo tutti i tassisti che ci assalgono fuori dall’aeroporto e puntiamo verso un parcheggio lontano dal terminal dove prendere un minibus che ci avrebbe portato in città per circa 30 centesimi.

Siamo gli unici occidentali.

Il viaggio in autobus ci fa respirare a pieni polmoni quelle vibrazioni che non sentiamo da tanto tempo. Forse per i paesaggi, forse per la gente, ma stiamo bene, quasi commossi.

Fino a che non arriviamo ad Hanoi: il delirio. Per certi versi un po’ come Bangkok, quindi un’esperienza già vissuta, ma personalmente città come queste mi hanno sempre affascinato quanto risucchiato le energie fino allo stremo.

Tutto qui non segue regole, è il caos più totale dove riescono a destreggiarsi sono i vietnamiti. Traffico impossibile, centinaia di motorini ammassati che giocano a far slalom tra le macchine e le bancarelle, carichi fino a scoppiare o con 3 persone a bordo. Nessuno rispetta la segnaletica, ne i semafori. E’ una giungla dove vince il più coraggioso e l’unica soluzione per attraversare una strada è buttarsi. E poi i clacson. Lo suonano tutti per qualunque cosa. Se c’è un ostacolo, se sono fermi, per salutare qualcuno, a caso su una strada vuota. Penso di averne riconosciuti almeno 3 o 4 tipi differenti.

Il pomeriggio del giorno successivo lo passiamo con Christian, uno studente universitario vietnamita di Hanoi che ci contatta in Instagram e ci dice che vorrebbe mostrarci la città gratuitamente per allenare il suo inglese. Noi accettiamo, e ci facciamo condurre in giro per le vie. Io sono più preso ad ascoltare i suoi aneddoti e a parlare con lui del più e del meno che non a guardarmi attorno. Ale è qualche passo dietro di me con la Gopro in mano versione giappo impazzito, e mi giro di continuo per paura di perderlo di vista.

Arriva sera (alle 5 del pomeriggio è già buio). Ceniamo presto con 2/3€ a testa come al solito per un piatto abbondante o una zuppa di verdure e pollo. Sappiamo che ci aspetta un lungo tragitto da fare. Per chi non avesse letto su Facebook adesso vi spiego cos’è successo per bene.

Il piano è una follia semplice: prendere gli zaini, attraversare 11km fino alla periferia per raggiungere il parcheggio dove ci sarebbe stato uno sleeping bus prenotato la mattina stessa, arrivare a Sapa la mattina successiva dopo 8 ore di viaggio. Impegnativo ma fattibile.

Gli 11km li affrontiamo con i nostri 17 kg sulle spalle, anche se la mia schiena alla fine grida pietà. Il problema è che una volta arrivati non c’è proprio nessun autobus. Che fosse una truffa? Che avessimo sbagliato strada? Eppure il navigatore indica proprio questo punto.

Nel mezzo del nulla passa in quel momento un uomo in motorino che ci vede intenti a capire cosa fare, probabilmente attirato dalle mie bestemmie in diverse lingue. Si ferma davanti a noi.

“Dove state andando?” Gli spiego l’accaduto. “Avanti forza montate, vi porto uno alla volta al giusto indirizzo! No, tranquilli non voglio soldi. So cosa vuol dire trovarsi in questa situazione e voglio aiutarvi. Vi farò prendere quel bus.”

In altre circostanze avrei detto no grazie, ma vista la situazione e la zona in cui eravamo finiti accetto. Monta Ale per primo, gli urlo SE NON MI SCRIVI APPENA ARRIVI TI AMMAZZO e lo vedo sparire nel traffico. Dopo 20 minuti siamo di nuovo assieme. Un sospiro di sollievo, mille miliardi di ringraziamenti al nostro salvatore, 15 sigarette per spegnere l’ansia, e montiamo sullo sleeping bus.

Ora siamo in direzione Sapa, le nebbiosissime montagne del nord, ma devo spegnere il pc perchè stanno dormendo tutti e sono l’unico che fa rumore. Non so come andrà la notte. Siamo vestiti così da questa mattina, niente doccia e niente acqua altrimenti corro il rischio di dover andare in bagno e non so se il bus faccia fermate nel mezzo mentre tutti dormono.

Intanto ecco qualche foto di Hanoi.

A presto!

hanoi

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