Pagina 9 – by Ale

I templi di Angkor sono il simbolo della Cambogia per eccellenza. Si tratta del complesso religioso più grande del mondo. Sono una delle prime immagini che vengono evocate nella mente di chi pensa a questo paese, ripercorrendo epoche lontane durante il massimo splendore dell’Impero Khmer.

Però adesso la smetto di fare Piero Angela e parlo di noi.

Abbiamo una botta di culo ad Angkor, ma tanto. I templi sono uno spettacolo unico al mondo, ma possono risultare difficili da visitare per diversi motivi.

Primo: il caldo. Non c’è ombra in mezzo ai templi se non per alcuni tratti coperti di vegetazione tra un tempio e l’altro, e le distanze da percorrere sono piuttosto lunghe. Se non avessimo trovato delle giornate piuttosto coperte penso che sarei schiattato sopra qualche altare di pietra.

Secondo: la folla. Tzunami di cinesi che si riversano in ogni angolo. Comitive vestite tutte dello stesso colore che schizzano da una parte all’altra scattando foto a qualunque cosa e assolutamente a caso. Una pietra storta? foto. Una foglia caduta sul ciglio del tempio? foto. Un monaco intento a scaccolarsi di nascosto? foto. Mi domando seriamente se dormono dentro al parco per essere i primi la mattina a vedere l’alba dall’Angkor Wat. Fortunatamente a causa del tempo incerto riusciamo a trovare meno folla del previsto.

Luca dopo un po’ ha adottato un atteggiamento aggressivo con loro quando si tratta di scattare foto, e credo che abbia ragione quando dice che è l’unica soluzione per farsi un po’ di spazio.

Ad ogni modo l’arrivo a Siem Reap va liscio come l’olio. Gli sleeping bus qui in Cambogia sono molto più comodi di quelli in Vietnam. Letto matrimoniale reclinabile addirittura!

Perché Siem Reap? Semplice, è la principale porta d’accesso ai templi, pochi chilometri a sud del complesso archeologico. Quindi tutti alloggiano qua. Vi lascio immaginare che razza di giro turistico c’è. E’ tutto diverso dal resto della Cambogia, i locali occidentali spuntano ovunque, le pizzerie, i pub, le agenzie turistiche, così come le bancarelle che vendono tutte le stesse identiche cose. Ci saranno centinaia di hotel e ostelli di tutti i generi e categorie, più o meno distanti dal centro. Qui non ci sono motorini che ti importunano per scarrozzarti da una parte all’altra, ma tuk tuk. Identici ai nostri amati tuk tuk thailandesi. E tutto ruota dannatamente attorno ai templi di Angkor. Credo che sia senza dubbio l’entrata economica maggiore di questo paese.

I prezzi stessi confermano la mia tesi. Un biglietto giornaliero viene 20$, per tre giorni 40$, per una settimana 60$. Di per se il prezzo è più che onesto per la grandiosità del complesso archeologico, ma considerando i normali costi del sud-est asiatico, diventa una follia! Tra l’altro ho letto che sono in procinto di aumentarli di una ventina di Dollari entro Febbraio 2017 (scampata per un pelo!).

Decidiamo di noleggiare una splendida bici del 2000a.C. come al solito, e di partire all’esplorazione dei templi senza bisogno di un tuk tuk. In realtà quasi tutti gli altri turisti usano questo mezzo per comodità, perché ovviamente è meno faticoso che pedalare da un tempio all’altro, e perchè comunque il guidatore cambogiano è a completa disposizione dalla mattina alla sera. Prezzo: intorno ai 25$ per l’intera giornata. La nostra bici viene ben 2$ al giorno. Adios tuk tuk!

Con la nostra bella bici abbiamo il tempo di fermarci in ogni posto che vogliamo fotografare o riprendere. E poi possiamo perderci tra le rovine quanto tempo desideriamo, che è la cosa più bella che si possa fare ad Angkor.

Luca mi fa incazzare perchè il suo concetto di perdersi significa proprio prendere l’iniziativa di percorrere stradine secondarie dimenticate da Dio, e ogni volta gli ricordo che in Cambogia ci sono  ancora mine antiuomo inesplose sparse in giro. Anche no.

Come al solito noi partiamo a razzo con i nostri ritmi inumani e visitiamo tre quarti del parco in una sola giornata, quindi ci ritroviamo gli altri due giorni a prendercela con estrema calma. Anzi, abbiamo persino il tempo di rivedere i punti che ci piacciono di più come il Ta Prohm, il famoso tempio del film di Tomb Raider (sulle cartine della Lonely Planet è scritto “tempio di Tomb Raider”, per farvi capire l’assurdità). Questo luogo ha qualcosa di magico che secondo me non si trova in nessun’altro posto. La natura si mescola alle rovine riprendendosi ciò che è suo di diritto. Mi affascina da morire.

Il problema è che questo tempio si trova verso il confine nord del parco, quindi ben distante dalla strada d’accesso a sud proveniente da Siem Reap. Pessima idea visitarlo verso il tramonto ragazzi. La strada per tornare ha un lampione ogni 500 metri e se non si conosce il tragitto ci si ritrova come noi nel bel mezzo del parco immersi nel buio senza sapere dove andare, perchè tutti gli altri turisti sono più furbi e vedono di dirigersi verso l’uscita per tempo. Le bestemmie che volano penso bastino per far crollare quel che resta di Angkor, e per richiamare l’attenzione della polizia che ad un certo punto ci ferma, ci chiede i documenti, e capendo che siamo i due cretini del giorno ci scorta fino all’uscita raccomandandoci di stare attenti perchè quelle strade non sono sicure di sera tra scimmie che girano liberamente e bande di ragazzini che vivono all’interno del parco. Ma perchè dobbiamo sempre infilarci in situazioni di merda?? Perché??

Ora siamo in aeroporto a Siem Reap in attesa del volo che ci porta a Bangkok. Finalmente torniamo nella nostra amata Thailandia per un mesetto. Giusto il tempo di passare il periodo delle feste nelle isole orientali tra Koh Phangan e Koh Samui. La meta successiva la stiamo ancora decidendo, nessun programma ben chiaro al momento. Ma è il bello del viaggio, no?

Ah comunque se dovete programmare il vostro viaggio a Siem Reap, vi diamo non una ma ben DUE soluzioni ultrafiche per dormire, a seconda del budget che avete a disposizione.

Cliccate qui sotto:

La Residence Blanc d’Angkor

Oasis Capsule Hostel

 

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