Pagina 13 – by Ale

Una delle notti più lunghe della mia vita. Non saprei come altro definirla.

Arrivare a Luang Prabang da Vientiane è un incubo lungo 12 ore.

Devo dire che il Laos ci ha dato una buonissima sensazione quando siamo entrati, anche se la capitale Vientiane, che come vi aveva spiegato Luca la scorsa volta (cliccate qui per leggere LA SCORSA VOLTA) si trova vicino al confine Thailandese, è un po’ anonima. Non ha nulla di particolarmente esaltante quindi decidiamo di trascorrerci 2 notti. Giusto il tempo per sbrigare le carte del Visto bimestrale per la Thailandia che ci servirà a breve (e che tra l’altro scopriamo essere gratuito ancora fino a Febbraio 2017: che culo!!)

Da Vientiane decidiamo di risalire verso il Nord del paese, fino a Luang Prabang.

Unica soluzione possibile in quel momento: night bus.

Ancora??!! Eh già, ancora.

Mai e poi mai avrei immaginato che l’ennesimo viaggio notturno potesse essere così devastante. Il fatto è che avevo letto che le strade in Laos erano fatiscenti, ma poi ritrovarsi in mezzo è un’altra cosa. Un flipper, penso sia la definizione più corretta. Manca solo che ad ogni curva qualcuno si ribalti fuori dal finestrino e suoni la sirena.

Ma aspettate perchè mica è finita. Alle ore 22:00 l’autista decide di accendere a tutto volume un disco di hit laotiane degne della Sagra della Porchetta, e decide poi di non spegnerlo più fino a che il bus non si ferma al capolinea alle ore 6:00 della mattina.

Ore di sonno: Z-E-R-O.

Vorrei spaccare la faccia a qualcuno quando smonto, ma mi trattengo e decido che magari prima mi sparo una dormita in guesthouse non appena arriviamo. Luca ovviamente mi segue a ruota.

Poi cominciamo a capire dove siamo arrivati.

Abbiamo letto molto su Luang Prabang, ma mai nulla di negativo. Basta camminare per venti minuti attraverso la città per capirne il perchè.

Questo luogo è magico. Forse uno dei più magici visti finora.

La pace assoluta è la prima cosa che si avverte. C’è una calma surreale che non abbiamo mai sentito in nessun altro posto da quando siamo atterrati 3 mesi fa. Non ci sono locali che sparano musica, non ci sono persone che urlano e non c’è l’afa che appesantisce tutto.

Il sole si sente, ma scalda e non infastidisce. Diciamo che ricorda un po’ il clima che si respira nelle località alpine durante l’estate: caldo di giorno, fresco di sera.

Luang Prabang rispecchia esattamente il Laos come uno se lo immagina. Templi dorati sparsi per tutta la città, monaci dalle toghe color zafferano e nelle montagne attorno una natura talmente accesa da far male agli occhi.

Lo stampo coloniale francese è evidente e le bakery sono ovunque. Nella mia testa Bakery= colazione occidentale. Ma, tasto dolente, qui in Laos i dolci e i panificati costano una follia. Quasi più che in Italia.

Ormai eravamo abituati bene ai 50 cent delle brioches in Thailandia.

Colazione a parte, il resto è veramente cheap. Spendiamo non più di 2$ a pasto, pochissime commissioni nei prelievi e le sigarette costano poco più 20 cent a pacchetto.

Luca è tornato in modalità “bambino in un negozio di caramelle”.

A parte il fatto che quando cerca di fotografare i monaci che passeggiano per strada senza farsi notare alla fine attira ancora più l’attenzione, ma aspettava di arrivare in questa città da molto tempo per via del Tak Bat, la processione che si svolge di prima mattina per le strade della città. Questo vuol dire sveglia prima dell’alba, e a me sale il nazismo ma alla fine accetto e lo accompagno. Del Tak Bat però ne parleremo un’altra volta, perchè bisognerebbe aprire un capitolo a parte.

Decidiamo di fermarci a Luang Prabang un paio di giorni in più del previsto, perchè ci sentiamo piuttosto rigenerati da quando siamo arrivati qui e fretta non ne abbiamo. Potersi permettere di prendersela con calma è un lusso che regala una bellissima sensazione di libertà che non avevamo ancora sperimentato. Alla fine questo è uno degli aspetti più belli di un viaggio non pianificato a lunga durata no?

Abbiamo il tempo per esplorare i dintorni in motorino e visitare le cascate di Kuang Si di prima mattina. E’ una delle attrazioni maggiori, ma quasi tutti partecipano a dei tour organizzati che riversano fiumi di persone agli stessi orari, rendendo il parco invivibile ovviamente.

Arrivare quando non c’è ancora quasi nessuno alle 9 di mattina significa assaporare tutta la magia del posto. Solo noi, altri quattro ragazzi e tre monaci che girano tra le cascate. Pura magia. (Presto posteremo un articolo sui nostri consigli per visitare al meglio le Kuang Si Waterfall)

Ce ne andiamo giusto in tempo prima dell’arrivo di uno tsunami di cinesi.

Ah si, dimenticavo. Il 28 Gennaio si festeggia il Capodanno Cinese, che segna l’inizio di un nuovo anno lunare. Questo vuol dire che sono tutti in ferie e si riversano nell’arco di una settimana in tutte le destinazioni vicine alla Cina, inclusi i paesi del sud est asiatico.

E i cinesi sono tanti, ma propio tanti, quindi vi lascio immaginare.

Il tempo a Luang Prabang scorre lento. Diciamo che i giorni passano e non ce ne rendiamo conto, e abbiamo tutto il tempo per assaporarci il relax di qualche locale  che si affaccia sulle rive del Mekong, e acchiappare un po’ di sole dopo le piogge del mese scorso.

Mi sono già dimenticato del viaggio traumatico per arrivare qua, per farvi capire.

Tra poco però ci sposteremo di nuovo verso sud. Destinazione Vientiane. Onestamente siamo un po’ incerti su questa meta perchè abbiamo sentito pro e contro e non riusciamo a figurarla bene, ma vogliamo comunque provare a vedere com’è.

Si dice riservi alcuni degli scenari più belli del Laos. Lo scopriremo prestissimo.

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