Pagina 7 – by Luca

E’ da un bel po’ che non scrivo, ma i giorni passano senza nemmeno rendersene conto!

Vi giuro che mi piange il cuore ad aver avuto una sensazione scomoda a Phnom Penh. Ale è schizzato dopo la vicenda del Palazzo Reale, ma tutto sotto controllo. Basta capire come muoversi, da qui in poi.

Un’amica mi ha fatto giustamente notare che siamo a Dicembre, e per tutto il Sud Est Asiatico è alta stagione. I prezzi lievitano inevitabilmente per i prossimi due mesi, quindi io e Ale dobbiamo calcolare un aumento di budget. Cercheremo di recuperare nei mesi successivi.

Usciamo quindi da Phnom Penh per rifugiarci nell’isola di Koh Rong. E’ sempre stata una meta nella Top Ten della nostra Bucket List da quando abbiamo nominato la parola “Sud Est Asiatico” dieci mesi fa. Abbiamo visto per caso delle foto e con la bava alla bocca siamo corsi subitoimmediatamente a fare ricerche. Eccola lì. Questo piccolo punto nel Golfo della Thailandia, vicina alla costa eppure con tutta l’aria di trovarsi nel bel bezzo di un bellissimo nulla.

Prima cosa: dirigersi al porto di Sihanoukville in bus. Viaggio giornaliero sta volta, visto che si tratta di 6 ore. Per chi non ha visto le nostre Instagram Stories, il viaggio è un continuo martellamento celebrale di videoclip cambogiani trasmessi a volume 10mila dalla tv del bus. Non ce la posso fare. Ogni tanto butto un occhio e vedo questi videoclip che sembrano sempre gli stessi per ogni canzone: lui un pezzente, lei ricchissima, si innamorano, il papà di lei non accetta l’unione e la sequestra per staccarla dalle grinfie del pezzente. Tutti piangono. Fine. Ve lo giuro, cambiavano gli attori ma i video avevano tutti questa trama.

Viva la tv cambogiana.

Arriviamo a Koh Rong dopo un viaggio in barca che semina più vittime per nausea e collassi del Full Moon Party. Un macello. Però ci siamo: benvenuti in paradiso!

Mare talmente acceso da farmi male agli occhi, sabbia talmente bianca e fine da sembrare farina messa sulla spiaggia appositamente e palme a perdita d’occhio. Non ci sono resort di lusso, ne fighette imbalsamate che sfilano avanti e indietro. Solo tanti bungalow, qualche guesthouse e tantissimi backpackers svaccati al sole che come noi non si rendono nemmeno conto in che giorno della settimana siamo. Veniamo catapultati fuori dal tempo.

La cosa strana è che la gente del posto è di una povertà disarmante e si mescola senza problemi alle decine di ragazzi che girano per le spiagge, senza disturbare nessuno, ma solo vendendo al massimo shake di frutta a prezzi stracciati. La sera il villaggio dove tutte le attività si concentrano si anima improvvisamente, ma senza eccedere o dar fastidio. E’ tutto perfettamente equilibrato.

Abbiamo il tempo di testare alcune tra le spiagge più belle dell’isola, ma la 4K Beach rimane in assoluto la nostra preferita: completamente incontaminata se non per due e dico due baracche in bamboo di numero che vendono giusto 4 piatti per spezzare la fame durante la giornata.

Non ci piace avere programmi quando siamo in posti come questi, ma dobbiamo spostarci a Koh Rong Samloem dopo poche notti. Si tratta della sorella minore di Koh Rong, pochi chilometri a sud, dove ci aspettano all’Eco Sea Dive Bungalow. Se vi siete persi la recensione del posto cliccate qui.

Samloem è praticamente una collina coperta di giungla, con un villaggio fatiscente di pescatori vicino al porto, qualche posticino gestito dai locali dove mangiare in riva al mare a prezzi ridicoli e pochi ostelli ad eccezione dei bungalows dove siamo diretti noi. Vi dico solo che L’Isola dei Famosi edizione americana viene girata qua. Per farvi capire il genere di posto, molto ma mooolto più deserto di Koh Rong.

Il taxi boat ci porta alla fermata Eco Sea Dive di prima mattina. Sbarchiamo e ad accoglierci nessun manager o addetto ai bagagli, ma bensì un gruppo di ragazzi volontari provenienti da tutto il mondo che portano avanti la struttura in cambio di vitto e alloggio. La prima sensazione che ho è disarmante. Vi spiego meglio.

Qua si cammina scalzi ovunque, la giungla arriva esattamente sopra ai bungalows distribuiti in fila lungo la spiaggia, non c’è elettricità se non dalle 18 alle 24, non c’è acqua calda e i bagni sono praticamente all’aperto non fosse per una tettoia in plastica appoggiata sopra alle pareti in legno e paglia delle stanze. Ora, per quanto il nostro viaggio ci metta a contatto con realtà diametralmente opposte a quella nella quale siamo nati e cresciuti, vi assicuro che può essere eccitante e allo stesso tempo un po’ alienante essere dentro a certi contesti.

E’ risaputo che non sono molto amante dei rettili ma stando nel sud-est asiatico ho fatto ormai l’abitudine ai gechi e alle lucertole che camminano nelle pareti. Quando però all’ingresso della porta di camera c’è un bestione di 30 centimetri verde e fuxia che ti guarda immobile con l’occhio al contrario inizi a deglutire più lentamente.

Tra l’altro dai bungalows al villaggio di pescatori ci sono circa venti minuti di camminata divisi tra spiaggia e giungla. Il sole tramonta alle 18:30, quindi per andare a cena nel villaggio bisogna per forza compiere il tragitto al buio, a meno che non si decida di restare nel ristorante della struttura tutto il tempo. Succede che una sera io e Ale decidiamo di essere Indiana Jones e ci incamminiamo. Torce dell’ iPhone spalancate, occhi spalancati, orecchie spalancate. Il sentiero è molto irregolare e siamo costretti a toglierci le ciabatte per non piantare il naso. Ad un certo punto sento di aver urtato qualcosa per terra nel buio, e sono sicuro che non si tratta di un ramo. L’istinto mi porta a fare un salto in avanti invece che puntare la torcia verso terra e nel farlo vado addosso ad un sasso che mi frantuma il piede e mi fa cadere di faccia. Nello stesso momento Ale si spaventa, si gira verso di me e non vede il ramo di un albero sporto verso il sentiero. Lo prende in pieno di testa, e cade anche lui. Due cadaveri a terra nel mezzo della giungla di un’isola deserta della Cambogia. Come la vedete?

“Ale ci sei? Alzati corri ho pestato qualcosa di viscido! Merda che dolore! Aspetta il cellulare!!! vai corri! CORRI!!”. Io che zoppico, lui che si tiene la testa con la mano, ai 200 all’ora per uscire dalla vegetazione. Non vi basta? Il tempo di 10 passi e comincia a piovere. Fradici raggiungiamo in 10 minuti il villaggio, la gente ci guarda allucinata. Non voglio sapere com’eravamo presi e nemmeno lo saprò mai vista l’assenza di specchi. Non saprò mai nemmeno cos’era la cosa che ho pestato, ma va benissimo anche così direi.

Esperienza da ricordare.

PS: il nostro Videodiary sul Vietnam l’avete visto vero?!?!  Cliccate qui!

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